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Roberto Rinaldi: il celebre fotografo al Centro Iperbarico di Ravenna

Scritto da Redazione Centro Iperbarico di Ravenna il 28/ 05/ 2020

Al Centro Iperbarico di Ravenna spesso vengono a farci visita personaggi conosciuti. Il 25 febbraio 2020 è stata la volta di Roberto Rinaldi, fotografo e cameraman libero professionista specializzato in fotografia e cinematografia subacquea, naturalistica e di avventura, con reportage dai mari lontani e dal Mediterraneo. Roberto è stato anche fotografo ufficiale sulla Calypso del Comandante francese Jacques Cousteau, che tutti sicuramente ricorderanno per le incredibili avventure nelle acque di ogni angolo del pianeta.

Roberto ha scelto il Centro Iperbarico di Ravenna per sottoporsi alla visita medico iperbarica per ottenere l’idoneità medica all’attività subacquea lavorativa (settore comunicazione / media, scientifico) e tecnica, a cui, per svolgere la sua professione, deve sottoporsi ogni anno.

Gli esami che ha eseguito per l'idoneità sono: ECG sotto sforzo, spirometria, audiometria, otoscopia, esame delle urine e la visita è stata effettuata dal nostro Direttore Sanitario, il Dr. Pasquale Longobardi.

Prima della visita, Roberto ci ha concesso un po’ del suo tempo per un’intervista, dove ci racconta di sé e della sua vita, che sembra uscita da un film d’avventura.

D: Grazie Roberto per essere qui con noi. Con un curriculum così vasto e affascinante è difficile riassumere in breve la sua vita. Ma ci racconti un po’ di sé…

Che dire della mia vita? Andare sott’acqua è sempre stato la mia passione ed è quello che ho sempre voluto fare.

È stata un’evoluzione che è passata prima attraverso le piccole didattiche di corsi subacquei quando avevo 17-18 anni a Roma, dove sono nato, poi sono arrivati un po’ di lavori subacquei, fino a una breve esperienza con la Micoperi, che mi ha dato la possibilità di sperimentare la vita di piattaforma. Sono stato poi impiegato come istruttore di fotografia subacquea per alcuni operatori del gruppo sommozzatori dell’Aeronautica Militare. Da lì ho poi cominciato con i documentari e l’attività di reporter, iniziata con la fotografia subacquea.

A quei tempi per i film si lavorava in pellicola, quindi esisteva molto l’interazione tra film e fotografia. I film erano molti meno, molto più lunghi. Era difficile fare un documentario di meno di 3 mesi, per cui magari ne capitava uno all’anno e il resto dell’anno era poi fotografia. Poi, piano piano, il mondo è cambiato e si è andato più verso la fotografia, e ora molto più verso attività diverse nel campo della comunicazione.

Oggi sono direttore di una fondazione per la difesa del mare, la TRITON, che è stata sollecitata da Luigi Grandi, un finanziere italiano residente a Londra, che voleva proteggere le balene. In realtà, all’inizio questa impresa mi sembrava un’angolazione sbagliata, perché se dobbiamo proteggere un animale, in realtà dobbiamo salvaguardare il suo ambiente. Per poterlo tutelare dobbiamo conoscerlo; quindi io ho pensato di orientare gli sforzi della Fondazione verso la protezione degli scienziati, che sono una specie a rischio.

La nostra attività consiste nel sovvenzionare e aiutare gruppi di ricerca un po’ avveniristici, che vedono un po’ più lontano, per vedere se questa ricerca non tradizionale può aprire nuove strade alla conoscenza. In questo senso, i ricercatori mi ricordano molto il vostro Centro e in particolare Pasquale e il suo sguardo sempre rivolto al futuro e all’innovazione.

Alla TRITON, tra le varie ricerche, ci occupiamo dell’audio sott’acqua, il che vuol dire di onde, che in medicina conoscete molto bene. Grazie alla nuova applicazione di tecniche e tecnologie, che fino a poco fa non erano nemmeno immaginabili, si è capito che il mondo del silenzio non è silenzioso affatto. Esistono migliaia di frequenze: tante, come il canto delle balene, le possiamo avvertire e le stiamo registrando; tante altre ancora non le conosciamo.

D: Come ha conosciuto il Dr. Longobardi?

Ci siamo conosciuti da ragazzi, quando entrambi vivevamo a Capri, dove lui faceva il praticantato da medico e io da fotografo. Avevamo 25 anni. Ci conosciamo e ci stimiamo da sempre e ho assistito a parecchi “miracoli” che Pasquale ha fatto a diversi embolizzati che ho avuto l’avventura di mandargli. Nella sfortuna di vedere gli incidenti, ho avuto la fortuna di vedere la sua dedizione, la sua fantasia e il suo estro, che gli hanno permesso, alle volte, di uscire da seminati già tracciati e di ottenere risultati bellissimi.

D: Perché ha scelto il Centro Iperbarico di Ravenna e cosa fa oggi qui?

La scelta è implicita della domanda di prima, nella stima che nutro per Pasquale e per il suo lavoro.

Poi la scelta è legata anche a un problema di età. Ci sono tanti anni di attività subacquea alle spalle, che forse molti direbbero meglio non fare, e questo comporta la necessità di sottoporsi con costanza a visite specialistiche, per essere sicuro di poter svolgere il mio lavoro nella più assoluta sicurezza. A mio parere, anche se purtroppo spesso non è così, per svolgere attività sott’acqua, dovremmo essere tutti professionisti, per salvaguardare la vita di ognuno di noi e l’ambiente che ci circonda.

Per le visite mediche professionali a cui mi devo sottoporre, chiaramente, mi affido al mio “medico di fiducia”, che nel mio caso è Pasquale.

Di lui amo il fatto che si prodighi con grande passione per trovare la soluzione al tuo problema, che è quello che uno si aspetta da un medico. Lui cerca sempre di scavare in profondità, di arrivare all’essenza delle cose, con uno sguardo sempre curioso e rivolto al futuro… ed è questo che, a mio avviso, lo rende unico nel suo genere.

 

Siete curiosi di sapere l’esito della visita di Roberto? IDONEO SENZA LIMITAZIONI!

Grazie Roberto per questa bella intervista e, alla prossima!

 

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