Lunedì 13 gennaio la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR inaugurano la V edizione del Master “Piergiorgio Data”, il più importante Master europeo di in medicina Subacquea e Iperbarica.
Nell'occasione presso l’Auditorium del CNR Research Campus si terrà un workshop ad ingresso libero dal titolo “Underwater & Hyper-Hypobaric environments: effective models of Extreme Physiology” a cui parteciperanno alcuni tra i più importanti esperti italiani e internazionali sul tema della medicina subacquea e iperbarica (qui il programma).
All’interno del workshop verrà presentato anche il Progetto Suono, portato avanti dalla Scuola Superiore Sant’Anna insieme ad altri partner per migliorare le condizioni di lavoro e la qualità della vita dei tecnici che operano ad elevate profondità marine. In questa intervista il Dott. Remo Bedini, direttore didattico del Master, ci ha spiegato meglio di cosa si tratta.
Buongiorno Dott. Bedini, può raccontarci cos’è il progetto Suono?
Suono è un progetto di ricerca che interviene sia su aspetti che riguardano la vita degli operatori umani sia sulle le tecnologie robotiche. Prevede il costante monitoraggio di un gruppo di operatori al lavoro in immersione sotto piattaforme di offshore: essi vengono sottoposti ad esami del sonno, esami ormonali, controlli dei livelli di stress e così via per capire come migliorare le loro condizioni di vita dal punto di vista fisico e psicologico. Contemporaneamente si lavora su altri due aspetti:
- la realizzazione di scialuppe iperbariche molto complesse per il recupero dei sommozzatori in caso di incidente
- lo sviluppo veicoli autonomi (robot) che possano raggiungere gli operatori che lavorano sott'acqua e che siano in grado di recuperarli in caso di emergenza o di lavorare in profondità per loro irraggiungibili (fino a oltre 300 metri).
Quella che sta per iniziare è la V edizione del Master e il suo prestigio aumenta di anno in anno. Cosa lo caratterizza?
Il Master dura due anni ed è l’unico Master pubblico riconosciuto a livello europeo per formare gli alti livelli della medicina subacquea e iperbarica in grado di operare su piattaforme di offshore.
Sappiamo che ha esperienza anche in medicina aerospaziale e che lo scorso anno insieme al suo gruppo di ricerca ha vinto la simulazione del volo su Marte in Russia. Quale collegamento c’è tra la medicina iperbarica e quella aerospaziale?
Nella sostanza sono la stessa cosa: in entrambi i casi si tratta di operare a pressioni atmosferiche diverse da quella a cui siamo abituati solo che nel primo caso l'ambiente è ipobarico e nel secondo iperbarico. La medicina subacquea è però più complessa perché la differenza tra la nostra atmosfera e quella in cui si opera può arrivare fino a 30, mentre nella medicina aerospaziale è solo una.
Sveli una curiosità ai nostri lettori.. Ma cosa mangiano gli astronauti?
Gli astronauti mangiano cibo liofilizzato, ovvero trasformato in "cremine": una cosa terribile.
Gli operatori subacquei invece mangiano cibo normale ma mentre sono al lavoro sott'acqua parlano come paperino perché vivono dentro una camera iperbarica dove respirano l'Eliox, una miscela fatta di elio e ossigeno, che li fa parlare in questo modo strano e simpatico .
I suoi progetti di ricerca per il futuro?
Al momento il progetto principale è SUONO, che mi vedrà impegnato per almeno due anni.
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