Maria è una bella signora di 70 anni che vive a Faenza e fino a pochi giorni fa è stata una paziente del Centro Iperbarico. Maria ha avuto una vita professionale che l’ha fatta sentire realizzata e una bella famiglia che ha sempre messo al primo posto nella sua vita. Purtroppo qualche anno fa suo marito è morto improvvisamente e lei è rimasta sola: dopo la sua perdita ha pian piano smesso di uscire e di frequentare le amiche, se non le poche che la andavano a trovare a casa, e il suo sconforto è diventato così profondo da trasformarsi in depressione.
Una delle poche amicizie rimaste a Maria è Antonia, che ogni tanto passa a trovarla a casa per sapere come sta e per fare quattro chiacchiere con lei. L’ultima volta che Antonia è passata a trovare l’amica, però, ha notato che in casa l’aria era impregnata di uno strano odore, acre e nauseabondo. Maria non se ne era mai accorta, ma sollecitata da Antonia ha iniziato a pensare da cosa potesse derivare: l’unica stranezza che le era accaduta nelle ultime settimane era un brufolo che continuava a riformarsi nella coscia destra.
Antonia, preoccupata per lo strano odore che questo brufolo emanava, ha chiamato subito il medico di Maria che, dopo una breve visita, le ha consigliato di recarsi immediatamente al pronto soccorso. Qui Maria è stata visitata con urgenza dal chirurgo che le ha diagnosticato un’infezione necrotizzante progressiva e le ha prontamente eseguito un'ampia fasciotomia in sala operatoria per tentare di salvarla.
Le infezioni necrotizzanti dei tessuti molli (NSTI) sono infatti patologie drammatiche, violente e minacciose per la vita a causa della rapida progressione della necrosi tessutale, della tossiemia sistemica e della risposta settica sistemica che conduce alla insufficienza multiorgano. Lo scenario clinico di queste patologie può essere vario e dipende dalla localizzazione anatomica, dalla virulenza dei batteri e dalla risposta dell’ospite, che in un caso di fragilità psicofisica come quello di Maria può tradursi in morte nel giro di pochi giorni.
Dopo l’operazione Maria è stata ricoverata nel reparto di rianimazione dell’Ospedale di Faenza e, come previsto dal protocollo per la cura di questa patologia, ha iniziato in emergenza l’ossigenoterapia iperbarica. Ogni giorno i rianimatori dell’ospedale di Faenza portavano Maria al Centro Iperbarico di Ravenna per garantirle le cure: in totale Maria ha eseguito 8 sedute di camera iperbarica, 2 al giorno per i primi 3 giorni e una al giorno per i due successivi.
Grazie alla collaborazione e umanità del personale dell’ospedale di Faenza (i rianimatori e il chirurgo) e grazie alla terapia iperbarica, Maria oggi non è più in pericolo di vita e sta molto meglio: in questi giorni è stata trasferita nel reparto di degenza ordinaria della chirurgia di Faenza e presto potrà uscire dall’ospedale. Noi le facciamo un grandissimo in bocca al lupo e le auguriamo di ritornare presto alla sua vita più in forma di prima.
All’Ospedale Civile di Faenza domani 12 novembre si svolgerà anche un corso di formazione su “Ossigenoterapia iperbarica nelle urgenze – indicazioni ed accesso al servizio” rivolto proprio al personale medico e infermieristico dei reparti di anestesia e rianimazione, chirurgia, pronto soccorso, dipartimento medico internistico e blocco operatorio del presidio ospedaliero di Faenza.
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