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Necrosi asettica delle ossa: ossigeno iperbarico o protesi?

Scritto da Redazione Centro Iperbarico di Ravenna il 25/ 10/ 2010

La patologia più trattata al Centro Iperbarico di Ravenna nel mese di settembre è stata la necrosi asettica delle ossa, con pazienti provenienti soprattutto da Ravenna, Imola e Cesena.
Abbiamo chiesto al dr. Moreno Pozza di spiegarci meglio di che malattia si tratta, chi colpisce, come si riconosce e soprattutto come viene curata dallo staff del Centro Iperbarico di Ravenna.

La necrosi ossea asettica è una malattia caratterizzata dal riassorbimento della struttura ossea secondaria a una drastica riduzione dell’apporto dell’ossigeno. Interessa prevalentemente gli uomini dai 20 ai 60 anni. Le ossa più colpite sono quelle appartenenti alle articolazioni dell’anca, del ginocchio, della spalla, della caviglia e le piccole ossa delle mani e dei piedi. Le necrosi ossee più frequenti riguardano la testa del femore e i condili femorali.

Per la necrosi della testa del femore, solitamente il sintomo di esordio è il dolore con insorgenza improvvisa, riferito all’inguine, irradiato alla faccia anteriore o anteromediale della coscia, a volte anche al gluteo. Il dolore è spesso presente anche a riposo ma il carico e la deambulazione lo aggravano significativamente. La diagnosi definitiva è strumentale (prevalentemente tramite la risonanza magnetica). La diagnosi differenziale include artrosi, fratture da stress, artriti settiche, dolori neurologici, sinoviti, borsiti dello psoas.

Le cause possono essere molteplici e riconducibili a condizioni di natura traumatica o non traumatica (dove la patogenesi è spesso difficile da definire). Molte necrosi ossee, definite un tempo idiopatiche, spesso sono dovute a turbe della coagulazione non diagnosticate. Le osteonecrosi secondarie spesso sono dovute ad assunzione cronica di cortisone.

L’ossigenoterapia iperbarica è indicata nel trattamento di questa patologia soprattutto nelle fasi iniziali (stadio 1–2A e 2B di Ficat e stadio 1-2 di Steinberg). Vengono prescritte quaranta sedute di ossigenoterapia iperbarica con frequenza quotidiana, le prime venti a 2,5 ATA (stimolazione degli osteoclasti che rimaneggiano l’osso e la formazione dei canali Haversiani dove circola il sangue), le seconde venti a 2,2 ATA (stimolazione degli osteoblasti che stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni e la formazione di nuovo osso). Ogni trattamento dura novanta minuti.

Le terapie coadiuvanti sono: farmaci (bifosfonati e sali di stronzio); scarico posturale; riabilitazione in acqua per migliorare il trofismo muscolare e facilitare la ripresa del carico posturale; magnetoterapia a bassa intensità per 6-8 ore al giorno (frequenza 75 Hz, intensità 22-28 Gauss, potenza elettrica 220-240 Volt, segnale 2,2-2,5 millivolt).

Due mesi dopo il termine dell’ossigenoterapia iperbarica è prevista una risonanza magnetica di controllo. In base a tale esame si decide se intraprendere un successivo ciclo di venti sedute a 2,2 ATA per la durata di novanta minuti.

 

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