“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.” Khalil Gibran (1883-1931).
Oggi vi raccontiamo la storia di Berto, un paziente molto coraggioso, guarito da una brutta ferita difficile.
È proprio la storia di Berto, simbolo di forza e perseveranza, che la nostra infermiera Alessandra Sasselli del Centro Cura Ferite Difficili (CCFD) del Centro Iperbarico di Ravenna ha deciso di presentare durante la riunione dello staff lesioni cutanee che si tiene ogni mese.
Di seguito pubblichiamo il suo racconto:
“Oggi ho deciso di parlarvi di Berto, un paziente molto simpatico che finalmente può dire di essere guarito da una brutta ferita.
La sua storia inizia il 30 luglio del 2018 quando, a causa di una caduta in casa, si procura un’ampia lesione cutanea a lembo a livello pretibiale nella gamba sinistra.
Subito Berto si reca al pronto soccorso, dove gli vengono applicati dei punti di sutura; una volta rimossi si ritrova con un’estesa lesione della gamba con associata erisipela.
Inizia quindi le medicazioni dal medico curante con scarso beneficio, che poi lo invia presso il nostro Centro.
Come spesso accade nei pazienti che arrivano per la prima volta al Centro Cura Ferite Difficili del Centro Iperbarico di Ravenna, anche Berto si presenta un po’ avvilito e spaventato. Mi racconta infatti che è la prima volta che si trova in una situazione del genere e "non vede una via di uscita", anche perché ha alle spalle una serie di patologie diverse tra le quali: ipertensione arteriosa, ipotiroidismo, tremore essenziale, prostatectomia per un tumore, asportazione cistoadenolinfoma parotideo sinistro, pregressa fibrillazione atriale parossistica trattata con amiodarone, ateromasia carotidea destra del 30%; senza poi dimenticare i numerosi farmaci che sta assumendo.
Senza perderci d’animo, noi dello staff lesioni cutanee decidiamo di iniziare delle medicazioni avanzate; in prima battuta con collagenasi per sciogliere la fibrina, successivamente con medicazioni antibatteriche per evitare infezioni, con associato bendaggio multistrato con benda alla cumarina, la cui azione facilita la riduzione dell’edema della gamba.
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Dopo circa 4 settimane effettuiamo il controllo medico e constatiamo che la ferita si sta chiudendo troppo lentamente, a causa soprattutto dei diversi fattori di compromissione, così proponiamo al paziente di applicare la terapia a pressione negativa (TPN) monouso per circa 1 mese, che ci aiuta a stimolare il tessuto di granulazione e a riavvicinare i margini della ferita più velocemente.
All’inizio non è stato facile guadagnarsi la fiducia del paziente e convincerlo a portarsi dietro anche questo piccolo dispositivo, ma con molta pazienza siamo riusciti a farcela, e questo ci ha permesso di portarlo a guarigione più velocemente. Siamo riusciti a dimetterlo e gli abbiamo prescritto un gambaletto elastico che lo aiuterà a evitare che si riformino altre ulcere”.