Blog Centro Iperbarico di Ravenna

Piede diabetico: come agire quando non ci sono ulcerazioni?

Scritto da Redazione reparto Ferite Difficili il 23/ 06/ 2014

Un utente ci scrive per suo padre che è affetto dal piede diabetico.  

Ecco il messaggio: 

Buongiorno Dr. Longobardi, ho letto una sua risposta ad un post del settembre 2011 “odissea per la cura del piede diabetico”. A questo proposito Le sottopongo il problema di mio padre che ha una seria neuropatia che lo costringe a deambulare con un bastone. Non ha sensibilità dalla caviglia sino alla punta del piede destro.

Il percorso è stato e rimane molto tortuoso: dopo aver curato una sciatalgia alla gamba destra, causa un ernia discale, con manipolazioni dal chiropratico, Il problema al piede è rimasto, quindi ci siamo rivolti ad un centro per la cura del piede diabetico, l’Istituto clinico città studi – Milano , struttura diretta dal prof. Caravaggi.

A parte la prima visita molto scrupolosa con suggerimento di scarpe adeguate (podartis), quelle successive sono state solo di routine: il podologo si limitava a verificare se ci fossero ulcerazioni, a segnalare la scarpa idonea e ad invitare mio padre a rivolgersi al suo medico curante per una terapia. Sulla neuropatia diabetica nessun cenno.

Prima di scriverle ho ricontattato il centro c/o il quale è in cura mio padre, lamentandomi della situazione. Quello che mi è stato indicato dal medico di turno e di far presente alla prossima visita di controllo (21 maggio) la mia insoddisfazione e mi ha anticipato che nel caso di neuropatia diabetica non esiste rimedio se non quello con un farmaco (Lyrica) e che è perfettamente inutile una visita neurologica consigliata da un oncologa radioterapista dello IEO (mio padre ha una neoplasia alla prostata).

Nel post Lei faceva cenno alla rivascolarizzazione del piede come cura principale e l’eventualità di un ciclo di prostanoidi. Per sua comodità aggiungo risposta da Lei fornita in quell’occasione.

“La situazione è critica perché la rivascolarizzazione del piede, nel tuo papà, non è possibile (sarebbe la cura principale). Per cercare di migliorare la situazione vascolare è necessario valutare la possibilità di effettuare un ciclo di prostanoidi (è un farmaco che viene somministrato per via venosa, tramite flebo, lentamente – circa tre ore per sessione per venti volte) – che hanno la capacità di migliorare la circolazione e favorire la formazione di nuovi piccoli vasi sanguigni. E’ da associare la ossigenoterapia iperbarica, previa somministrazione di Bioarginina. L’arginina (un aminoacido che è presente anche nel cibo) insieme all’ossigeno innesca la sintesi del monossido di azoto (NO) che stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni (anche reclutando dal midollo le cellule staminali – cellule indifferenziate che possono diventare vasi sanguigni). L’effetto della terapia iperbarica e dei prostanoidi è sinergico, cioè 1+1 = 3.

L’ossigeno iperbarico è un farmaco sistemico (si respira per bocca e fa effetto nel sangue), la camera iperbarica distrettuale o locoregionale è inutile e dannosa per il protafoglio (soldi sprecati): l’ossigeno passa poco attraverso la pelle, non si innesca la sintesi del monossido di carbonio né la formazione di nuovi vasi sanguigni.”

La ringrazio per la Sua disponibilità.

 

Qui sotto, la risposta della nostra coordinatrice infermieristica Klarida.

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