Claudio Cangini, infermiere del Centro Cura Ferite Difficili (CCFD) del Centro Iperbarico di Ravenna oggi ci racconta la storia di Luisa, guarita da una brutta ferita alla gamba.
Qualche mese fa, la signora Luisa di 57 anni, torna al Centro per una visita. Si presenta alla nostra attenzione per una lesione alla regione mediale della gamba destra.
Luisa in passato è già stata seguita dal CCFD del Centro Iperbarico di Ravenna per delle lesioni causate da problemi di insufficienza venosa cronica, a cui si aggiungevano anche problemi di obesità e abitudini tabagiste, che noi stessi non eravamo mai riusciti a eradicare.
Luisa ci spiega che la ferita alla gamba è comparsa da una ventina di giorni e che, non guarendo, ha deciso di chiamarci.
Da esami clinici, strumentali ed ematochimici non si evidenziano segni di infezione; lo stato generale della paziente è rimasto inalterato e stabile dagli anni precedenti.
Gli arti inferiori sono estremamente edematosi, ma fortunatamente le ferite non provocano dolore e non causano eccessive limitazioni; tuttavia stanno peggiorando.
A questo punto, noi infermieri dello staff del CCFD, coordinati dalla nostra caposala Klarida Hoxha, iniziamo ad eseguire, ad ogni accesso di Luisa, la pulizia del letto della ferita, e a medicare e applicare il bendaggio compressivo, che tuttavia risulta particolarmente ingombrante e poco tollerato dalla paziente, provocando una scarsa adesione alla terapia.
Non ci perdiamo d’animo e, dal primo bendaggio, iniziamo a vedere le gambe meno edematose, con conseguente diminuzione dell’essudato nel corso delle settimane successive.
Purtroppo ci troviamo di fronte a una persona che non accetta il bendaggio, perché è ingombrante e, a suo parere stringe troppo, pizzica e, addirittura, nei primi accessi, Luisa lo manomette ad esempio tagliandolo.
Luisa è molto affranta, ma nonostante questo non perde mai la voglia di vivere, uscire e stare con gli amici. Noi cerchiamo di farle capire che tutte queste attività, così come la sua vita, possono essere migliorate con l’ausilio di un buon bendaggio. Ad ogni accesso al Centro, cerchiamo di aumentare la sua adesione alla nostra terapia facendole notare come evolve la situazione e rendendola partecipe di ogni miglioramento. Così facendo, senza perderci mai d’animo, dopo 4 mesi dalla presa in carico la paziente guarisce.
Alla dimissione ricordiamo a Luisa che il lavoro a casa è essenziale per non tornare alla situazione iniziale: è fondamentale curare le gambe applicando creme per mantenere la pelle elastica, posizionare le calze compressive dalla mattina fino a sera e garantire una giusta idratazione tramite un corretto apporto di liquidi.
Dopo pochi mesi, purtroppo, si presenta una recidiva, dovuta al fatto che Luisa, contro ogni consiglio, non indossa nessun tipo di calza compressiva, dato che, a suo avviso, si sente meglio senza e fa fatica a tollerare le calze in suo possesso.
Ripartendo con le medicazioni capiamo che la paziente non avrebbe mai portato delle calze che lavorano su tutta la gamba (dal piede fino all’inguine), ma che avrebbe accettato di buon grado una calza più corta fino al ginocchio. Un presupposto molto importante per ottenere i migliori risultati di guarigione è ascoltare le esigenze dei pazienti, e cercare, per quanto possibile, di assecondarle. Tutto questo sempre senza perdere di vista l’obiettivo finale, la guarigione del paziente.
Passa un altro mese e finalmente Luisa guarisce. Le viene prescritto un gambaletto che risulta più confortevole. Luisa ascolta i nostri consigli e inizia a indossare la calza.
Al controllo post dimissione abbiamo rivisto una persona che continua a portare le nuove calze prescritte; Luisa è contenta e soddisfatta perché riesce a tollerarle meglio ed è tornata alla sua quotidianità.
Ricordiamo a tutti i nostri lettori che quando ci si trova a combattere con le ferite difficili è fondamentale trattarle in modo olistico con il supporto di personale medico e infermieristico esperto e competente. Solo così si può ottimizzare la guarigione delle ferite ed evitare di incorrere in recidive.
Hai un caso simile a quello presentato?