Gianluca, istruttore subacqueo, ci scrive per chiedere le extrasistolie delle quali ha sofferto a seguito di immersione, legate a un precedente episodio di fibrillazione atriale, siano riconducibili a un potenziale Forame Ovale Pervio (PFO). Ecco il messaggio:
Buonasera Dr. Longobardi, mi chiamo Gianluca e sono un Allievo Istruttore FIAS presso la Scuola Federale Immersioni Torino (sono un allievo di Manuela, che l'ha già contattata telefonicamente). Le scrivo per avere il suo parere in merito a un problema che ho avuto quest'estate. A luglio ho effettuato un'immersione con profondità massima di 50 metri e tappa di deco a tre metri di 14 minuti. L'immersione è stata condotta senza errori e al termine non ho avvertito alcun sintomo di incidente da decompressione.
Dopo due giorni ho effettuato un controllo cardiologico (già programmato) e all'elettrocardiogramma è stata evidenziata una bradicardia e un blocco di branca destro. Nei giorni successivi ho iniziato anche ad avere delle frequenti extrasistolie (palpitazioni). In passato mi avevano già diagnosticato delle extrasistoli ma questa volta ritengo fossero molto più frequenti, ho anche avvertito un senso di "tonfo" al cuore. Il medico di famiglia mi ha detto che potevo continuare a fare immersioni durante l'estate (essendo un disturbo già diagnosticato e tenuto sotto controllo annualmente con le visite di medicina sportiva).
Ad agosto ho effettuato altre cinque immersioni (una immersione ogni due giorni), interrotte a causa di una aritmia (diagnosticata poi in ospedale come fibrillazione atriale) comparsa due giorni dopo l'ultima immersione. Al mattino mi sono svegliato accusando debolezza, malessere generale, giramenti di testa e tachicardia con battito irregolare.
L'aritmia è scomparsa, senza farmaci, circa sei ore dopo. All'ecocolordoppler non sono emerse anomalie. Da allora non ho avuto altri episodi di fibrillazione, sebbene tuttora avverto saltuariamente una sensazione di lieve compressione al livello della bocca dello stomaco.
Premesso che tredici anni fa ho già avuto un altro episodio di fibrillazione atriale (all'epoca non facevo immersioni), risoltosi spontaneamente e che nei vari accertamenti fatti nel tempo non è mai emerso nulla al livello cardiaco, vorrei avere il suo parere sul fatto che questi disturbi possano essere correlati a una eventuale presenza del forame ovale pervio (PFO).
Il mio dubbio nasce anche dal fatto che, da quando ho iniziato l'attività subacquea (inizio 2007), ho iniziato ad accusare disturbi vari a distanza di oltre 24/48 ore o addirittura dopo diversi giorni dalle immersioni. Non ho mai avuto segni evidenti di incidente da decompressione. Segnalo che da tempo soffro di una cefalea che compare subito dopo le immersioni, credo a causa dell'irrigidimento dei muscoli cervicali. I disturbi principali sono: senso di nausea (più o meno intensa), prolungata astenia (debolezza) e giramenti di testa.
Certamente tali disturbi potrebbero benissimo essere causati anche da altre cause, quali lo stress. Magari è solo un caso che coincidano con l'attività subacquea. Tuttavia vorrei essere certo che non derivino dalla presenza di una pervietà del forame ovale, per poter continuare a effettuare immersioni in sicurezza. Lei ritiene che possa esserci una probabile relazione tra quanto da me accusato in questi anni (e in particolare nell'ultimo periodo) e le immersioni? Quale iter di diagnosi medica mi consiglia di seguire?
Nel ringraziarla anticipatamente per la sua attenzione, mi scuso per essermi dilungato nella descrizione del mio caso. Saluti, Gianluca
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto: