Stefano ci scrive perché il giovane figlio Francesco, durante una vacanza subacquea, ha presentato una serie di macchie cutanee pruriginose. Queste sono state inizialmente ricondotte a orticaria, ma un approfondimento di Stefano ha portato a un sospetto di un incidente da decompressione.
Per questo, ci ha contattato alla ricerca di informazioni:
Salve, sono un collega pediatra. Da circa 4-5 anni pratico con la mia famiglia attività subacquea ricreativa.
Come spesso capita a noi medici, alcune attività personali si fanno con poca attenzione professionale. Infatti, a parte quello studiato per il conseguimento dei brevetti Open ed AWD, non mi ero mai occupato dell'MDD (incidente da decompressione) .
Ebbene, ecco quello che è capitato a mio figlio Francesco di 18 anni a fine agosto di quest'anno:
Premetto che Francesco è un soggetto leggermente atopico e ha avuto, nel corso dell'infanzia, alcuni episodi di reazione cutanea e respiratoria a punture di insetti o esposizione ad allergeni non identificati. Per il resto gode di ottima salute, fa regolarmente sport (nuoto) e ha una discreta esperienza nelle immersioni ricreative: brevetto AWD e 80-90 immersioni in varie parti del mondo, è sempre molto attento durante l'attività subacquea e non si espone mai a rischi.
L'ultima settimana di agosto, eravamo in crociera subacquea presso il reef di St.John nel sud del mar Rosso egiziano. Aveva fatto, 20 gg prima, due immersioni all'isola di Giannutri in Italia. Al termine della prima giornata di crociera, dopo 2 immersioni check a profondità max di 18-19 m. e con la sosta di sicurezza regolarmente fatta, sono comparse sulla nuca tra i capelli e sul collo alcune manifestazioni orticarioidi pruriginose. Noi le abbiamo attribuite ad una allergia al neoprene della muta (per la verità di vecchia data, con una collare molto stretto e troppo pesante per la temperatura dell'acqua). Per tale motivo è stato trattato solo con crema antiistaminica localmente.
Il secondo giorno (aveva ancora quelle manifestazioni ma più lievi) abbiamo fatto la prima immersione profonda (46 m, andato per 1-2 min. fuori curva ma risaliti lentamente e già dopo 20 min. aveva recuperato la deco rientrando in curva, fatte le soste da manuale e terminata l'immersione normalmente dopo 45 min.). Anche dopo questa immersione erano ancora presenti le manifestazioni cutanee al collo e sono comparse anche sugli avambracci. Ha iniziato ad accusare dei dolori alle caviglie e al polso sinistro (portava i calzari e un solo guanto di neoprene proprio a sinistra). Anche tali manifestazioni le abbiamo attribuite a una allergia e così si è deciso di non far usare più la muta ma fare le immersioni in maglietta e costume (la temperatura dell'acqua lo consentiva).
Per una giornata non ha fatto più immersioni. Abbiamo iniziato terapia per via generale con cortisone e antistaminico. I dolori articolari sono scomparsi in una giornata ma il prurito e le manifestazioni cutanee no, anzi in alcune ore della giornata erano più accese e hanno iniziato a spostarsi di posizione: dagli avambracci alle braccia e poi alle ascelle, dal collo al dorso e petto poi all’addome ed all’inguine e radice degli arti inferiori. Il carattere “migrante” di queste ci ha convinto ancora di più della reazione orticarioide, ma a cosa? Non usava più la muta, era dovuta all’acqua di mare? All'alimentazione? Certo, siamo rimasti stupiti dalla indifferenza alla terapia della reazione cutanea.
Nei giorni successivi, visto che non si modificava la situazione, il ragazzo ha continuato a fare 2-3 immersioni al giorno sempre rispettando le soste, ecc. e la manifestazione cutanea rimaneva con il suo carattere migrante e a fasi alterne di accensione. Dopo 7 giorni con le manifestazioni cutanee presenti è tornato in Italia con volo internazionale. Dopo 2-3 giorni dal rientro sono scomparse le macchie e così anche il prurito.
Io sono tornato una settimana dopo di lui e, non convinto della cosa, ho iniziato a documentarmi sulla MDD. In effetti ho visto che i sintomi di Francesco potevano essere indicativi di MDD ma di una forma inattesa, visto la correttezze dei profili di immersione tenuti (ricontrollati dopo aver scaricato sul PC il logbook del suo computer subacqueo). Nei giorni seguenti, nel sospetto di un Forame Ovale Pervio, ho fatto eseguire un ecodoppler cardiaco transtoracico da un collega cardiologo esperto subacqueo che non ha evidenziato PFO (Forame Ovale Pervio)
Comunque, prima di eseguire un ecocardio trans esofageo, Francesco ha fatto un ecodoppler transcranico con contrasto (sol. fisiologica ed aria). Dopo 4-5 prove con manovre di Valsalva e compressione addominale, non si è evidenziato passaggio di microbolle nei vasi cerebrali. Fatto anche un ecodoppler cardiaco con contrasto e anche questo non ha evidenziato FOP. Abbiamo deciso di non sottoporlo all’eco transesofageo. Da specificare che non ha fatto ossigeno né terapia reidratante. Ma non sembrava ci fossero segni di disidratazione, il ragazzo aveva bevuto molto, la cute era elastica, le mucose umide e urinava normalmente.
Insomma, cosa è stato? Ho letto ultimamente della “polvere cellulare”, si può ipotizzare qualcosa in tal senso? Cosa deve fare Francesco? Può continuare a immergersi? Magari le prossime volte con attenzione e nelle vicinanze di un centro iperbarico?
Grazie della consulenza (e scusa la lungaggine!). Stefano.
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto: