Il prof. Alf Brubakk (Norvegia) ha presentato - durante la riunione, tenutasi a Stavanger (Norvegia), del Diving Medical Advisory Committee (DMAC) - i risultati di una sua ricerca sulla decompressione con computer subacquei.
Jones (2006) ha evidenziato che la rilevazione tramite doppler, al termine dell’immersione, di un grado III di bolle (bolle presenti in oltre la metà dei battiti cardiaci) è correlato con una probabilità di incidente da decompressione (pDCI) compresa tra il 7 e il 20%. In base a questa considerazione suggeriva di evitare le immersioni che determinano un grado doppler III (circa 20% delle immersioni al limite della curva di sicurezza)
Il prof. Alf Brubakk ha testato dieci diversi computer (sia con algoritmo compartimentale, tipo ZH 16 ADT che a controllo delle bolle, tipo RGBM). Sono stati rilevati:
- tempo di decompressione previsto dal computer;
- quantità di bolle per centimetro quadro (misurate nel rilevamento ecocardiodoppler);
- gradazione doppler delle bolle (secondo una scala da 0 a 4);
- gradazione doppler delle bolle dopo quaranta minuti dalla emersione;
- presenza di bolle nel circolo sanguigno arterioso.
Questa ricerca è importante perché evidenzia che i computer subacquei attualmente in commercio permettono l'innesco della formazione delle bolle durante la risalita. Per evitare che questo comporti l'insorgenza dell'incidente da decompressione è importante evitare i fattori di rischio (vedi articolo "Mondo sommerso di agosto: articolo sulla sicurezza in immersione").
Di seguito, lo studio del professor Brubakk sul grado di bolle rispetto ai vari profili in immersione: