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HBOT e Radioterapia: una collaborazione vincente.

Scritto da Redazione Centro Iperbarico di Ravenna il 27/ 09/ 2017

Fra la fine di agosto e gli inizi di settembre il centro iperbarico ha ospitato la Prof.ssa Carlotta Giorgi con le Dr.sse Sonia Missiroli e Mariasole Perrone ed il Dott. Francesco Fiorica, per eseguire, in una camera iperbarica sperimentale, delle compressioni su cellule sane  che normalmente hanno la funzione di supportare la crescita del tumore. 

Il Dott. Francesco Fiorica è un Oncologo Radioterapista, attuale Vice Direttore dell’ U.O. di Radioterapia dell’Università di Ferrara ed è  Responsabile dei  Trattamenti complessi nella stessa U.O.

Abbiamo fatto una chiacchierata con lui e con la Prof.ssa Giorgi, della sezione di Patologia, Oncologia e Medicina Sperimentale dell’Universita’ degli Studi di Ferrara, sulla ricerca che hanno condotto presso il nostro centro.

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Dott. Fiorica, come è nata la collaborazione con il Centro Iperbarico di Ravenna?

Siamo arrivati al centro iperbarico di Ravenna attraverso la collaborazione professionale diretta con il Dott. Pasquale Longobardi. Abbiamo dei pazienti “reali” che sono stati seguiti dal Centro iperbarico per il trattamento dei danni da radioterapia, con buoni risultati. 
Con il dott. Longobardi, nel 2014 abbiamo inoltre  organizzato  un congresso sulla gestione delle tossicità da radioterapia e sull'incremento  di radiosensibilità che può derivare da un utilizzo combinato. 
Contemporaneamente, si è sistematizzata una collaborazione tra l’U.O.  di Radioterapia ed il gruppo di ricerca coordinato dalla Prof. Giorgi della Sezione di Patologia, Oncologia e Medicina sperimentale  dell’Università di Ferrara, con significative acquisizioni  sui comportamenti delle cellule dopo irradiazione.    

E’ venuto spontaneo quindi, ripetere le esperienze acquisite, utilizzando la terapia iperbarica, direi con buoni risultati preliminari.

Prof.ssa Giorgi, come si è svolto il vostro lavoro al centro iperbarico e che risultati avete ottenuto?

I risultati sono preliminari, perché abbiamo iniziato da poco e ci aspettiamo di fare altri esperimenti per confermare i dati ottenuti.

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Abbiamo trattato, delle cellule in vitro (di topo e di uomo)  con HBOT e successivamente con Radioterapia e le abbiamo confrontate con le stesse colture cellulari  sottoposte  a sola radioterapia.
Siamo andati  quindi a studiare l’attivazione di uno specifico complesso infiammatorio chiamato inflammosoma attraverso il rilascio di una  interleuchina. I dati preliminari mostrano che se trattiamo le cellule con HBOT prima della radioterapia è possibile prevenire e/o ridurre la risposta infiammatoria della radioterapia stessa, che sappiamo essere potenzialmente dannosa.  Per validare il dato, sempre in vitro, abbiamo lavorato con co-colture (cellule sane e cellule malate)  vedendo che se trattiamo le cellule sane  solo con radioterapia, queste producono segnali  che possono indurre  nelle cellule neoplastiche l’ accrescimento. Di contro se le stesse cellule sane  le pretrattiamo con HBOT e poi le irradiamo, riusciamo ad arginare questo fenomeno. Supponiamo quindi che questo possa essere alla base della maggiore efficacia della radioterapia preceduta da HBOT.

Dott. Fiorica, quale è lo scopo del vostro studio?

Risultati dell’associazione radioterapia e terapia iperbarica ci sono stati sempre nella pratica clinica, abbiamo sempre avuto un miglioramento dell’outcome con l’associazione.
Lo scopo è cercare di  capire e comprendere perché questo avviene e perché avviene in determinati pazienti e non in altri, capire, in ultima analisi,  perché alcuni tumori rispondono e altri no.
La radiobiologia classica ci dice che queste differenti risposte sono legate al tumore. Noi invece pensiamo, e stiamo cercando di portare avanti questa ipotesi: che il tumore contribuisca, ma solo in parte,  perché quello che influisce  è l’ambiente in cui il tumore cresce.
Stiamo cercando di studiare come  cambia  l’ambiente circostante dopo HBOT  e  prima della radioterapia.
Le nostre esperienze  al momento sono solo  in vitro,  su modello cellulare, quindi dovremmo passare al modello animale e solo allora,  se i buoni risultati  fossero confermati,  si potrà proseguire  con uno studio sull’uomo.

Cosa cambia con questo nuovo metodo che state sperimentando?

Il principale cambiamento sta  nella ricerca di una  ottimizzazione  della radioterapia, attraverso la personalizzazione del trattamento. Dunque, fare il trattamento giusto, alla persona giusta , con il tumore giusto, nel momento giusto; solo ciò sta alla base di una maggiore efficacia della radioterapia nel controllo del tumore e nella diminuzione delle tossicità.
Tutte queste esperienze ci  servono per meglio capire i meccanismi biologici  che stanno  alla base della risposta alla radioterapia, ciò per  agire in  modo da ottenere una radioterapia “guidata dalla biologia” e non solo dall'avanzamento tecnologico. 

Ringraziamo il Dott. Fiorica e la Prof.ssa Giorgi per loro disponibilità e collaborazione e gli facciamo un grande in bocca al lupo per le loro ricerche!

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