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Trattamento con KLOX: cos’è e come funziona

Scritto da Redazione Centro Iperbarico di Ravenna il 08/ 02/ 2017

Il Centro Cura Ferite Difficile del Centro Iperbarico Ravenna sta testando un prodotto di ultima generazione per la cura delle ferite difficili: Klox LumiHeal.

La KLOX terapia è un trattamento che utilizza la FotoBioModulazione, cioè la capacità della luce visibile di innescare reazioni biologiche non termali e non citotossiche. 
La terapia prevede l’applicazione di un gel che contiene cromofori (si tratta di un gruppo di atomi che possono conferire una colorazione a una determinata sostanza) e perossido di urea. 
Una volta applicato sulla ferita e sulla cute perilesionale il gel viene sottoposto ad una luce blu non coerente emessa da una lampada al LED posta a 5 cm dalla ferita. 
L’esposizione dura 5 minuti, dopo di che il gel viene eliminato e si può procedere con la medicazione e il bendaggio più adatti.

Al contrario di quello che si può pensare, non sono i cromofori ad agire direttamente per coadiuvare i processi di riparazione, il loro unico scopo è modulare la luce permettendole di raggiungere diverse lunghezze d’onda.

  • La luce blu raggiunge gli strati più superficiali della ferita (da 450 a 500nm) ed è in grado di controllare la colonizzazione batterica e di ridurre l’infiammazione, per questo motivo i migliori risultati sono stati ottenuti con le ulcere reumatiche e quindi a “origine infiammatoria”. 
  • C’è poi la luce verde, che penetra più profondamente nel derma (500-570 nm) e stimola la proliferazione dei fibroblasti e quindi la riepitelizzazione. 
  • A raggiungere gli strati più profondi del derma (570-610 nm) è la luce giallo/arancio che coadiuva la crescita di vasi sanguigni e la contrazione della ferita. 

È proprio la luce, quindi, che agisce in maniera diretta sulla lesione, i cromofori sono solamente un mezzo.

Ecco come avviene il processo chimico-fisico che innesca la reazione: quando la luce colpisce gli atomi delle molecole di cromofori, gli elettroni passano da uno stato di riposo a uno di eccitazione, per tornare poi subito dopo allo stato fondamentale. Si ha quindi un’emissione luminosa di fotoni micropulsati, che trasforma la luce blu in differenti lunghezze d’onda associate ai colori spiegati prima. 
Questo fenomeno però è possibile solo grazie alla presenza di un ossidante, in questo caso il perossido di urea contenuto nel gel carrier, che collabora anche nel processo di debridement: in questo caso infatti c’è una rottura del biofilm.

Il produttore consiglia di applicare il prodotto a intervalli di almeno 48 ore su lesioni acute o croniche di tipo venoso.
La nostra esperienza clinica ha evidenziato che le ulcere che rispondono meglio a questo trattamento siano quelle reumatiche.
Abbiamo anche potuto costatare che si possono raggiungere benefici evidenti pur procedendo con l’applicazione in occasione delle medicazioni, quindi non rispettando lo standard di 48 ore. 
Il test del prodotto è monitorato dalla direzione del nostro Centro e con la supervisione del nostro Direttore Sanitario, e dalla coordinatrice infermieristica del Centro Cura Ferite Difficili Klarida Hoxha.

Per farvi capire esattamente i risultati che si possono raggiungere con l’impiego di questo prodotto ecco le foto del miglioramento di tre ferite a differente eziologia.

Paziente di 68 anni, lesione reumatica, associata a ossigenoterapia iperbarica OTI

Prima della terapia KLOX

Dopo 12 sedute KLOX (42 giorni)

klox1 klox2

Paziente di 46 anni, lesione venosa, associata a ossigenoterapia iperbarica OTI

Prima della terapia KLOX

Dopo 12 sedute KLOX (52 giorni)

klox3 klox4

Paziente di 52 anni, lesione reumatica, nessuna ossigenoterapia iperbarica OTI

Prima della terapia KLOX

Dopo 12 sedute (34 giorni)

klox5 klox6

Sofia Fioravanti infermiera del Centro Cura Ferite Difficili, Centro Iperbarico di Ravenna

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